BiKeR-CrEmA: Mugello Due Zero Zero Otto

Il Giro Piu' Bello Del Mondo

E' sempre un bel traguardo essere qui. Qui sul rettilineo del Mugello, qui per l'ultimo giro. Lo racconto come me lo immagino.
Vedo gente alla mia destra che fa gesti, sono i miei, al muretto. Li vedo, li riconosco, dico uno dei loro nomi e son passati, mentre la pista sale verso il dosso. Sono oltre i trecento orari e questo scollinamento che ho fatto centinaia di volte è sempre da cuore in gola. E' cieco, non vedi. Accarezzo con un dito la leva del freno e subito dopo il cartello dei duecento metri tiro deciso. La moto sprofonda sulle gambe di gomma, compatta, composta. Sguardo avanti dentro la curva, la San Donato, una specie di tornante in salita verso destra, da seconda. Vado alla corda. Si viaggia piano qui, la moto saltella incerta sulle ondulazioni e il momento di aprire non arriva mai.
Rettlineo breve, ci sta una marcia che poi scalo subito per entrare nella prima esse, la Luco-Poggiosecco. Frenare forte qui non serve. Freno dolce e all'interno della prima verso sinistra vedo la ruota di un altro che ci prova. Mi rannicchio compatto e in avanti sul serbatoio per farla uscire dalla destra senza impennare.
Nuovo rettilineo, più corto. Ed ecco l'altra esse Materassi-Borgo San Lorenzo, simile alla prima, ma esco più largo, largo sul cordolo. Sto dentro per un pelo e la pista scende verso la Casanova/Savelli complicandomi la staccata. Non avete idea quanta differenza faccia un po' di forza di gravità, un po' di discesa. E' panico per un istante perché mi ha fregato. Alla corda, al cordolo non riesco ad arrivarci. E' un errore. La moto allarga e rischio lo sporco che alla Casanova è fatale, ma è passata. Mi butto nella Savelli, velocissima, piegatissimo a sinistra, ma il bello arriva ora.

All'"Arrabbiata1" entro largo e mi butto al cordolo. Faccio i duecento e con la coda dell'occhio vedo a destra la pista che scorre a 30 centimetri si e no dalla mia faccia, mentre a sinistra il cordolo esterno velocemente si avvicina dandole il cambio. Chiudo un filo per evitare la ghiaia e torno a piegare per la seconda Arrabbiata, e son tre curve che sono in terza. E' cieca anche questa. Ti devi fidare. Ma esco forte, vibro sul cordolo e poi mi attacco ai freni deciso e butto dentro la seconda per la Scarperia-Palagio, un destra sinistra dove cerco di essere un gatto, ammortizzando più che posso l'avvallamento che c'è in uscita. Spalanco appena vedo dritto davanti a me.
Un dritto da terza appena accennata che comunque non ti fa riposare. Staccatona per il Correntaio, lungo raggio, lunghissimo anzi, a destra. Entro forte che pare le gomme non debbano tenere. Fortissimo, piegatissimo. Non finisce mai 'sta curva. Il cordolo mi accarezza il casco per momenti interminabili. Ma è bene che stia lì. Bisogna starci cuciti, aspettare e ancora aspettare.
Ecco le Biondetti, qui si fa il tempo. Esse velocissima. Dentro presto nella prima e poi... spingilo 'sto manubrio! Muovi il sedere da una parte all'altra, più rapido che puoi nel cambio di direzione più legnoso del mondiale. Il cordolo esterno in uscita è un obbligo. Ci devi mettere le ruote sopra e sparare tutto fino alla quarta, prima della staccata.
E' una signora staccata quella della Bucine. Curvone verso sinistra, in discesa. La pista è larga. Un filo lungo ci potrei anche andare, me lo perdonerebbe la pista, ma non quella ruota di quel collega che ho visto un minuto fa e poi non ho visto più. Forse è qui dietro. Non so. Nel dubbio non lascio spazio. Mi attacco al cordolo. Gas in mano, scorrevolezza totale e aspetto. "Aspetta ancora" dico a me stesso. Ancora fino a quando vedo distintamente l'ingresso ai box, la prima metà del rettilineo, la mia gente che si sbraccia. Allora giù la testa. Polso a novanta gradi e motore che urla. Non è l'unica cosa che urla in questa mia giornata al Mugello. Urla anche il mio cuore. Anzi, peccato che non ci fossero altri giri. Dal Mugello non usciresti mai...