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giovedì, settembre 18, 2008

L' Ultimo Brivido


Sarà un inverno gelido per la gente della moto. Un inverno senza Troy Bayliss da aspettare. Uno di quegli inverni che pensi non debbano mai arrivare, mentre il tempo invece fa il suo mestiere consumando le persone anche quelle speciali.

Troy Bayliss aspetta di vincere domenica a Vallelunga il suo terzo mondiale, per dire di aver portato al titolo tre Ducati di tre diverse generazioni: nel 2001 la 996, nel 2006 la 999, ora la 1098. E poi per dire basta, basta moto. Troy si abbandonerà alla famiglia di cui è marito e papà, come da promessa fatta più di un anno fa.Ma non è stata la promessa più importante della sua vita a togliere qualcosa alla sua maniera di correre, sempre tutto avanti.

Australiano, 39 anni, un passato da carrozziere, un ingresso tardivo nel mondo delle corse quando la vita l'ha già maturato, quando ha già imparato a distinguere la differenza tra i sacrifici che si fanno e le fortune che ti colgono quando scopri il tuo talento. Non un raffinato, aperto, alla Valentino Rossi, che come lui aspetta una gara ancora per portare a casa un titolo dal significato immenso. No, Bayliss è crudo e selvaggio, nelle sue aperture generose nelle sue isterìe bizzose e violente. Come un pezzo di legno buono, tagliato con il coltellaccio del bush. Eppure ha ottenuto un risultato che è raro sull'appassionato. Bayliss è diventato l'ago e il filo che cuce insieme due lembi di tessuto molto diversi; che non genera antipatia, non genera rivalità astiose perchè dietro alla sfortuna di una gara persa c'è la consapevolezza di un privilegio che è quello di averla corsa.

Penso al 2002, quando ad Imola arrivò ad un punto da Edwards a giocarsi un titolo che perse, ma che salutò con un lancio del casco ai tifosi e buonanotte. Nell'avventura Ducati (ma anche Honda) della MotoGP Bayliss non è mai entrato del tutto. Troppo sottile e raffinata forse, troppo spietata. Ci tornò da ospite dopo il titolo 2006, per metter su a Valencia una gara violenta, sprogrammata e di pancia, come non prima non gli era riuscito mai. Dominata dalla prove e che ora non la si tocchi più, rischiando di rovinarla liscia e cristallina come fu. Disse grazie e tornò via.Via in Superbike a chiedere ai medici, per dire, l'amputazione immediata di un mignolo maciullato (Donington 2007) pur di correre la seconda manche. Che se c'è da correre, come quando c'è da salvare il paese dalla piena, non ti fermerai mica per un dito in meno.Se Bayliss, che è fatto così, dice basta. Non insistete. Purtroppo è basta per davvero. L'inverno è ormai alle porte.

di Guido Meda

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Imola 2000 noi si era là

8:27 AM, settembre 22, 2008

 
Anonymous Anonimo said...

ops 2002

8:27 AM, settembre 22, 2008

 

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